venerdì 30 dicembre 2016

Step 23- Un colore "selvaggio"

Siamo quasi giunti al termine di questo lavoro di ricerca sul colore vermiglio ma tuttavia non è stato ancora approfondito l'aspetto più "selvaggio" di questo questo colore. 
Con questo aggettivo Levi Strauss definisce il pensiero che:
 "piuttosto che agire per astrazione, classificazione e sublimazione di qualità, o per gerarchizzazione logica di classi ideali, opera, partendo da una particolare attenzione alle qualità sensibili del reale considerate nella loro capacità di fungere da segni, per produrre una continua rete di simboli e di significati." (Enciclopedia Treccani)


Levi Strauss
Secondo Strauss il pensiero "selvaggio" è legato all'intuizione sensibile, cioè a una percezione passiva, ma immediata, dell’oggetto; con questa locuzione descrive quindi il funzionamento del pensiero allo stato grezzo, "naturale", osservabile anche in una società in cui si sviluppa il pensiero scientifico, e non per classificare soltanto quella dei popoli detti selvaggi.
Il pensiero selvaggio sta quindi alla base del simbolismo associato ai colori che, a partire dagli uomini primitivi, si è poi evoluto nel tempo, differenziandosi a seconda della cultura, delle credenze e degli usi dei vari popoli.
Come abbiamo già visto nello Step 08, il vermiglio è un colore fondamentale nella cultura nepalese secondo la quale rappresenta la purezza; per questo motivo viene impiegato nelle cerimonie religiose, nei rituali e, quotidianamente, dalle donne sposate come ornamento.




Più in generale il vermiglio, e quindi anche il rosso, è considerato il colore del sangue.

Per molte popolazioni costituisce quindi il primo cromatismo, poiché strettamente legato al principio della vita. Il sangue, infatti, è il liquido vitale per eccellenza; inoltre, partendo e tornando nel cuore, sede dei sentimenti, il sangue è collegato all’amore.


"Con una palla vermiglia, di nuovo,
Eros chioma d'oro mi colpisce,
e mi invita a giocare
con una fanciulla dal sandalo variegato"
( Anacreonte, 570 - 485 a.C. )

Quando però l’affetto e la passione si estremizzano, appare la valenza negativa del colore, che può esprime il tormento amoroso tanto che nell’Antica Cina, ad esempio, i cosiddetti uomini “rubizzi” erano i mariti fortemente provati dalla vita matrimoniale e destinati certamente a morte prematura. 

Sul versante religioso, inoltre, tale colore esprime tanto l’amore divino quanto il sacrificio, il martirio o il tormento.

Oltre al sangue, il rosso è associato anche al fuoco: il fuoco, infatti, scalda ed illumina ma sopratutto, trasforma.
Anche in questo caso quindi, quando l’istinto conduce all’impulsività e all’amore diabolico, il vermiglio acquisisce un significato demoniaco e satanico.


"Or ci movemmo con la scorta fida
Lungo la proda del bollor vermiglio,
dove i bolliti facieno alte strida."
( Dante, Inferno, Canto XII )

Il sangue che si sparge esternamente in lesioni o ferite, fa apparire l’altra principale valenza di questo colore: quella più propriamente maschile, associata alla forza vitale. In passato, le divise degli eserciti usavano il rosso per aumentare la potenza in battaglia, mentre per le popolazioni celtiche, poche bacche rosse del sorbo (piccolo albero) avevano le stesse proprietà nutritive di nove pasti, aggiungevano un anno di vita e risanavano dalle ferite. 

Nicolas Poussin, Mida e Bacco,
 1625, Pinakothek, Monaco di Baviera (Germania).
Nei tempi addietro, inoltre, si credeva che lo spargimento di sangue potenziasse il vigore degli uomini e con una tintura scarlatta, si adornavano i giovani Indiani d’America per risvegliare in loro i desideri. 
Questa tonalità è anche espressione della sessualità, della componente più istintiva dell’amore. Per questo motivo è anche collegato alla “grande prostituta” Babilonia oppure a Dioniso, con le sue feste caratterizzate da ebbrezza e sessualità sfrenata. 



Oltre a ciò può essere anche espressione di rabbia, aggressività e furia
per tale motivo il rosso è spesso associato alle divinità della guerra, come attestano Marte nella mitologia romana, o l’Arcangelo Michele, il Santo Guerriero, cavaliere celeste, rappresentato nell’iconografia cristiana con un mantello vermiglio. 
L'arcangelo Michele schiaccia Satana, Guido Reni, 1636
Come scrisse la pittrice Eva Aeppli quindi:

 “ Là dove il rosso diffonde la sua luce, l’anima è pronta all’azione, alla conquista, alla sofferenza, alla dedizione totale."

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